L'origine della processione del Venerdì Santo è correlata alla storia dei dieci oratori, edificati accanto alla Cattedrale di Nostra Signora di Castello nella cittadella sul Priamar, tra il XIII e il XIV secolo.
Gli oratori costituivano le sedi laiche delle Confraternite dei disciplinanti, sorte in seguito al fervore penitenziale diffuso in Liguria nel XIII secolo. Negli oratori i Confratelli si riunivano per pregare, compiere atti di pubblica assistenza e penitenza (disciplina).
Le pubbliche flagellazioni di penitenza venivano accompagnate da processioni e laude ed ogni Confraternita organizzava autonomamente la propria Processione del Venerdì Santo, la quale, a seconda delle alleanze, poteva tenersi come unica per tutti gli oratori o separata in giorni o in ore diverse.
Durante la Processione del Venerdì Santo i Confratelli, indossando un saio in tela bianca con cappuccio calato in testa, segno di umiltà ed anonimato, portavano in processione il Crocefisso, la reliquia della Santa Croce ed interpretavano rappresentazioni drammatiche rievocanti la Passione del Redentore.
Negli Statuti del 1404-1405, come in quelli successivi del 1610, non si trovano riferimenti alla Processione del Venerdì Santo, menzionata spesso nei decreti dell'autorità ecclesiastica: nel 1530 il Vicario Generale invitava le Confraternite a mantenere la Processione del Venerdì Santo con le caratteristiche penitenziali originarie, le laude e le flagellazioni ma esortava a sospendere le rappresentazioni sacre.
A partire dal 1528, con la vittoria di Genova su Savona, cominciò la demolizione della cittadella sul Priamar con la cattedrale e gli oratori annessi. Le Confraternite si ridussero alle sei attuali e gli oratori vennero ricostruiti nel tessuto cittadino, grazie anche al fervore religioso popolare rinnovato dalla miracolosa apparizione di Nostra Signora della Misericordia nel 1536.
Con il Concilio di Trento le Confraternite vennero sottoposte alla giurisdizione dei vescovi diocesani, i quali tentarono di regolare i rapporti tumultuosi tra i diversi oratori e proibirono le rappresentazioni sacre, considerate indecorose e ridicole.
Per rispondere a queste disposizioni, senza rinunciare alla grandiosità spettacolare della Processione del Venerdì Santo, le Confraternite cominciarono ad acquisire gruppi lignei, le "casse", rappresentanti i "misteri" della Passione secondo il gusto artistico spagnoleggiante dominante nella statuaria corrente.
Nonostante le innovazioni, la Processione del Venerdì Santo veniva ancora vissuta come manifestazione propria di ogni Confraternita. Una cronaca del 1751 indicava tre distinte processioni: i Confratelli portavano a spalla per i vicoli cittadini i pesanti gruppi lignei, cantando litanie e salmi. Si aggiunsero successivamente rulli di tamburo e violini di accompagnamento ai canti.
Agli inizi dell'Ottocento l'instabile situazione politica della Repubblica Ligure e la complessità dei riti della Passione resero necessarie precise regole sia riguardo l'ordine pubblico sia l'aspetto religioso: le autorità municipali vietarono più processioni nella stessa sera ed un Decreto Vescovile del 1810 fissò l'ordine delle casse secondo la storia evangelica senza alcuna distinzione tra Confraternite, gli orari, il percorso, le soste, l'accompagnamento musicale e l'attribuzione della responsabilità organizzativa al Priore della Confraternita cui spettava il turno di "Oratorio Superiore Generale".
Tale responsabilità, con le spese organizzative, passò di anno in anno da una Confraternita ad un'altra, secondo una turnazione stabilita che prevedeva l'onore alla Confraternita prescelta di aprire la processione con la propria Croce della Passione e di chiudere con la propria reliquia della Santa Croce.
Un Decreto Vescovile del 1813 precisava ulteriormente l'elenco delle casse da portare: "Adamo ed Eva", "Orazione nell'orto", "Gesù alla colonna", "Flagellazione", "Incoronazione di spine", "Ecce homo", "Cristo cade sotto la Croce", "Cristo spirante", "Cristo Morto", "Deposizione della Croce", "Madonna Addolorata" e "Santa Croce".
Nel 1830 gravi episodi di contestazione agli occupanti piemontesi proibirono l'uso del cappuccio sul capo. Da allora i Confratelli continuano ad indossarlo, piegato ed appoggiato sulle spalle, in segno dell'originario significato di totale anonimato.
Seguirono altri regolamenti che ripresero e rafforzarono quanto stabilito dai predecessori.
Nel 1926 vennero aggiunte alla sfilata due nuove casse: "L'Annunciazione" del Maragliano ed il "Bacio di Giuda" del valtellinese Giuseppe Runggaldier. Nel 1978 la cassa "Ecce homo" della Renata Cuneo sostituì l'opera settecentesca del Torre, andata distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche l'accompagnamento musicale seguì i cambiamenti della liturgia mentre restarono immutati alcuni mottetti.
Con il trascorrere degli anni, la Processione ha visto aumentare il numero dei fedeli partecipanti alla sfilata e della folla che assiste ai lati della strada al passaggio delle "casse". L'organizzazione del Priorato Generale delle Confraternite di Savona Centro mantiene viva una tradizione storico-religiosa antica: attualmente la Processione si svolge a cadenza biennale, negli anni pari, con partenza dalla Cattedrale.
Le pubbliche flagellazioni di penitenza venivano accompagnate da processioni e laude ed ogni Confraternita organizzava autonomamente la propria Processione del Venerdì Santo, la quale, a seconda delle alleanze, poteva tenersi come unica per tutti gli oratori o separata in giorni o in ore diverse.
Durante la Processione del Venerdì Santo i Confratelli, indossando un saio in tela bianca con cappuccio calato in testa, segno di umiltà ed anonimato, portavano in processione il Crocefisso, la reliquia della Santa Croce ed interpretavano rappresentazioni drammatiche rievocanti la Passione del Redentore.
Negli Statuti del 1404-1405, come in quelli successivi del 1610, non si trovano riferimenti alla Processione del Venerdì Santo, menzionata spesso nei decreti dell'autorità ecclesiastica: nel 1530 il Vicario Generale invitava le Confraternite a mantenere la Processione del Venerdì Santo con le caratteristiche penitenziali originarie, le laude e le flagellazioni ma esortava a sospendere le rappresentazioni sacre.
A partire dal 1528, con la vittoria di Genova su Savona, cominciò la demolizione della cittadella sul Priamar con la cattedrale e gli oratori annessi. Le Confraternite si ridussero alle sei attuali e gli oratori vennero ricostruiti nel tessuto cittadino, grazie anche al fervore religioso popolare rinnovato dalla miracolosa apparizione di Nostra Signora della Misericordia nel 1536.
Con il Concilio di Trento le Confraternite vennero sottoposte alla giurisdizione dei vescovi diocesani, i quali tentarono di regolare i rapporti tumultuosi tra i diversi oratori e proibirono le rappresentazioni sacre, considerate indecorose e ridicole.
Per rispondere a queste disposizioni, senza rinunciare alla grandiosità spettacolare della Processione del Venerdì Santo, le Confraternite cominciarono ad acquisire gruppi lignei, le "casse", rappresentanti i "misteri" della Passione secondo il gusto artistico spagnoleggiante dominante nella statuaria corrente.
Nonostante le innovazioni, la Processione del Venerdì Santo veniva ancora vissuta come manifestazione propria di ogni Confraternita. Una cronaca del 1751 indicava tre distinte processioni: i Confratelli portavano a spalla per i vicoli cittadini i pesanti gruppi lignei, cantando litanie e salmi. Si aggiunsero successivamente rulli di tamburo e violini di accompagnamento ai canti.
Agli inizi dell'Ottocento l'instabile situazione politica della Repubblica Ligure e la complessità dei riti della Passione resero necessarie precise regole sia riguardo l'ordine pubblico sia l'aspetto religioso: le autorità municipali vietarono più processioni nella stessa sera ed un Decreto Vescovile del 1810 fissò l'ordine delle casse secondo la storia evangelica senza alcuna distinzione tra Confraternite, gli orari, il percorso, le soste, l'accompagnamento musicale e l'attribuzione della responsabilità organizzativa al Priore della Confraternita cui spettava il turno di "Oratorio Superiore Generale".
Tale responsabilità, con le spese organizzative, passò di anno in anno da una Confraternita ad un'altra, secondo una turnazione stabilita che prevedeva l'onore alla Confraternita prescelta di aprire la processione con la propria Croce della Passione e di chiudere con la propria reliquia della Santa Croce.
Un Decreto Vescovile del 1813 precisava ulteriormente l'elenco delle casse da portare: "Adamo ed Eva", "Orazione nell'orto", "Gesù alla colonna", "Flagellazione", "Incoronazione di spine", "Ecce homo", "Cristo cade sotto la Croce", "Cristo spirante", "Cristo Morto", "Deposizione della Croce", "Madonna Addolorata" e "Santa Croce".
Nel 1830 gravi episodi di contestazione agli occupanti piemontesi proibirono l'uso del cappuccio sul capo. Da allora i Confratelli continuano ad indossarlo, piegato ed appoggiato sulle spalle, in segno dell'originario significato di totale anonimato.
Seguirono altri regolamenti che ripresero e rafforzarono quanto stabilito dai predecessori.
Nel 1926 vennero aggiunte alla sfilata due nuove casse: "L'Annunciazione" del Maragliano ed il "Bacio di Giuda" del valtellinese Giuseppe Runggaldier. Nel 1978 la cassa "Ecce homo" della Renata Cuneo sostituì l'opera settecentesca del Torre, andata distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche l'accompagnamento musicale seguì i cambiamenti della liturgia mentre restarono immutati alcuni mottetti.
Con il trascorrere degli anni, la Processione ha visto aumentare il numero dei fedeli partecipanti alla sfilata e della folla che assiste ai lati della strada al passaggio delle "casse". L'organizzazione del Priorato Generale delle Confraternite di Savona Centro mantiene viva una tradizione storico-religiosa antica: attualmente la Processione si svolge a cadenza biennale, negli anni pari, con partenza dalla Cattedrale.
- Testo tratto dal sito La processione di Savona - I Misteri del Venerdì Santo.
- Foto a cura di Danilo Vigo.
- Foto a cura di Danilo Vigo.